Si sente spesso dire che la realizzazione di un cappotto sull’edificio riduce la traspirazione attraverso i muri e di conseguenza comporta la formazione di muffa e condensa sulle superfici interne delle pareti.
Questa affermazione non è del tutto corretta. Per chi ama i numeri, lo dimostreremo con alcuni semplici calcoli che svolgeremo nel seguito. Qualitativamente possiamo subito dire che la quantità di vapore che viene espulsa dagli ambienti abitati per diffusione attraverso le pareti con o senza cappotto è molto più piccola della quantità di vapore che viene rimossa per convenzione a causa delle infiltrazioni di aria attraverso fessure, luci dovute a errori di montaggio dei serramenti, fori di passaggio delle tubazioni, ecc…
Ciò che favorisce la formazione di muffa dopo un intervento di ristrutturazione, in generale non dipende dalla presenza del cappotto (a meno di creare nuovi ponti termici prima inesistenti), ma spesso è legato al fatto che la ristrutturazione, se fatta bene, elimina tutta una serie di infiltrazioni di aria che consentivano un costante e involontario ricambio d’aria utile al mantenimento di un livello di umidità relativa abbastanza basso da evitare la formazione della muffa. Ciò non significa che quando si ristruttura non si debbano ridurre le infiltrazioni (fenomeno tra le altre cose che genera disconfort e aumento dei consumi energetici), ma che si deve trovare il modo di garantire un corretto ricambio d’aria garantendo una buona efficienza energetica e un controllo dell’umidità relativa (si veda anche questo post).
Ma facciamo un esempio numerico.
Supponiamo di realizzare un cappotto in EPS con spessore 10 cm sulla parete esterna di una stanza. Ipotizziamo che la parete esterna in laterizio a cassa vuota abbia una superficie di 8m2 e che la stanza abbia un volume di 25m3.
Parete prima dell’intervento Parete dopo l’intervento
Permeanza δ =100,5*10-12 kg / s*m2*Pa Permeanza δ =24,57*10-12 kg / s*m2*Pa
La permeanza rappresenta la quantità di vapore che attraversa per diffusione una porzione di 1m2 di parete nell’unità di tempo per effetto di una differenza di pressione di 1 Pa.
Supponiamo che le condizioni esterne e interne siano le seguenti:
Esterno: T°est = 0°C, URest = 70%, UAest = 2,635g/kg Pvap,est = 427Pa; ρaria=1,2 kg/m3
Interno: T°int = 20°C, URest = 60%, UAest = 8,732g/kg Pvap,int = 1404Pa; ρaria=1,2 kg/m3
Da cui possiamo ricavare che la quantità di vapore che attraversa la parete nell’unità di tempo è pari a:
mv = Sup parete x (Pvap,int - Pvap,est) x δ [g/h]
- parete senza cappotto: mv = 2,82g/h
- parete con cappotto: mv = 0,69g/h
Valutiamo ora la quantità di vapore espulsa per convenzione grazie al ricambio naturale di aria negli ambienti:
- Nessun intervento sulle infiltrazioni:
ricambio d’aria 0,5 vol/h da cui ricaviamo che il flusso di vapore espulso è pari a 91 g/h
- Intervento sulle infiltrazioni:
ricambio d’aria 0,3 vol/h da cui ricaviamo che il flusso di vapore espulso è pari a 55 g/h.
Sommando tutti i contributi possiamo quindi dire che:
- senza cappotto con infiltrazioni: vapore “espulso” = 91+2,82 = 83,82 g/h
- con cappotto con infiltrazioni: vapore “espulso” = 91+0,69 = 91,69 g/h
- senza cappotto senza infiltrazioni: vapore “espulso” = 55+2,82 = 57,82 g/h
- con cappotto senza infiltrazioni: vapore “espulso” = 55+0,69 = 55,69 g/h
Per concludere, sapendo che una persona a riposo produce circa 60 g/h di vapore ci rendiamo conto che ciò che cambierà la situazione facendo aumentare la quantità di vapore (e quindi la probabilità di formazione di muffa e condensa) all’interno della stanza è la presenza o meno di un ricambio d’aria. Questo ovviamente non significa che non bisogna ridurre le infiltrazioni, ma semplicemente che quando si fa un intervento di questo tipo occorre seriamente valutare l’installazione di un impianto di ventilazione meccanica controllata o di deumidificazione per garantire la corretta espulsione dell’umidità interna e una buona qualità dell’aria degli ambienti.